Conciliazione dei tempi di vita e lavoro, redistribuzione dei ruoli nell’educazione dei figli

collab padre madre

E’ in vigore dal 25 giugno 2015 il decreto legislativo n. 80 del 15 giugno 2015 in materia di «Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, vita e di lavoro», che estende le tutele genitoriali per maternità e paternità. 

Le finalità delle misure del provvedimento sono quelle precipue di tutelare la maternità delle lavoratrici, anche se in verità le norme guardano con attenzione anche alla tutela della paternità dei lavoratori , favorendone le opportunità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per la generalità dei lavoratori (sebbene sancisca l’applicazione dei nuovi strumenti di tutela soltanto per l’anno 2015, in quanto viene introdotta in via sperimentale….).
Le modifiche introdotte, possono essere lette nel dettaglio nell’articolo allegato, ma quello che mi preme sottolineare è l’opportunità che provvedimenti di questo genere introducono a favore delle redistribuzione dei ruoli e dei tempi di cura, accudimento ed educazione dei figli, restituendo spazi e tempi ai genitori, in primis.
A volte, purtroppo tali esigenze vengono riscoperte dai genitori in fasi di crisi come quella della separazione. Da una parte si rivendica il “sacrificio” fatto da uno solo dei due genitori, che magari ha dovuto rinunciare a svolgere un’attività lavorativa o ad investire più energie su di essa, rinunciando per tanto tempo ad una parte della propria realizzazione personale, per seguire i figli in fasi importanti della loro vita. Dall’altra, accade a volte, che un genitore, per scelta o per mancanza di altre possibilità, non sia stato presente nelle importanti fasi di crescita della prole, ma rivendichi improvvisamente un posto di vicinanza ai figli che non ha mai occupato prima.
Queste rivendicazioni, recriminazioni sono alcune di quelle alla base di un’elevata conflittualità tra coniugi.
Penso che provvedimenti legislativi come questi siamo un invito, un’opportunità ad occuparsi in prima persona della vita dei propri figli e, inoltre, a cercare di bilanciare meglio i ruoli e i compiti in questo incarico impegnativo e coraggioso.
Un’equilibrata collaborazione tra padre e madre, in questo lavoro educativo, permetterebbe loro di non perdersi di vista reciprocamente e di mantenere aperto un canale di continuo scambio e confronto che li potrebbe aiutare a non perdere le possibilità di investimento sui propri progetti individuali e allo stesso tempo di mantenere la dimensione di coppia più complice e soddisfacente per entrambi.
Dott.ssa Simonetta Guaglione
mediatrice familiare AIMEF
tel. 339 3638941
 http://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/amministrazione-del-personale/quotidiano/2015/06/25/jobs-act-il-congedo-parentale-cambia-per-ora-soltanto-nel-2015#

MEDIAZIONI DEI CONFLITTI NELLE TRANSIZIONI FAMILIARI

brochure SEPARAZIONE E CONFLITTObrochure SEPARAZIONE E CONFLITTO b

gruppi di parola per figli di genitori separati

brochure GDP corso1

brochure GDP corso

I DIRITTI DEI BAMBINI QUANDO I GENITORI SI SEPARANO

Quando i genitori si separano, tutti i bambini hanno il diritto ma soprattutto il bisogno di:

• amare ed essere amati da entrambi i genitori sentendosi liberi di farlo a loro volta nei confronti di entrambi i genitori;

essere informati in anticipo dei cambiamenti che avverranno nella loro vita e nella vita dei propri genitori: la mancanza di prevedibilità crea un senso di incertezza e insicurezza;

• essere protetti dalla rabbia dei propri genitori;

• non essere costretti a scegliere da quale parte stare e non essere eletti quali ambasciatori o confidenti delle lamentele che riguardano l’altro genitore;

• non sentirsi responsabili di quanto sta accadendo nella propria famiglia e non dover sopportare il carico dei problemi e della sofferenza di uno dei due genitori;

• esprimere le emozioni e parlarne con entrambi i genitori  e ,in ogni caso, cercare di offrire al figlio uno spazio di ascolto.  Esprimersi liberamente, spesso, risulta difficile per il senso di protezione che ha il figlio, soprattutto se ancora bambino, verso i genitori;

• avere una vita che sia il più vicino possibile a ciò che sarebbe stata se i genitori non si fossero separati;

• essere bambini e comunque vivere la propria età!

Liberamente ispirato a Emery R. “La verità sui figli e il divorzio: gestire le emozioni per crescere insieme”, Franco Angeli, Milano, 2008

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AIMEF La prima comunità di pratica sulla Mediazione Familiare in Italia

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Essere mediatori dell’anima. Dialogo con Jacqueline Morineau

riporto qui sotto una meravigliosa intervista che la collega Francesca Panarello ha fatto a Jacqueline Morineau in occasione di un convegno che si è tenuto a Messina a Maggio 2014, su iniziativa dell’ Associazione MediArea.

l’invito di Jacqueline è quello di non dimenticare la cura, l’attenzione e l’ascolto per ciascuna parte di noi stessi: corpo anima e spirito. Lavorare su ciascuna parte come vissuto e non solo come concetto. Il corpo non dove essere ignorato, l’anima dove essere accolta con tutte le sue emozioni, per aprirsi al livello superiore che tocca un’attesa, un ideale, uno slancio verso ciò che il bello della vita.

nel link qui sotto potete leggerlo!!  grazie Francesca e grazie Jacqueline.

Simonetta

http://yodmagazine.com/2015/02/24/essere-mediatori-dellanima-dialogo-con-jacqueline-morineau/jacueline morienau foto

IL PAPA E LA SCULACCIATA

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Io credo che il “non viziare” non debba passare attraverso un gesto che può, anzi deve essere sostituito da un gesto educativo. Certo è che per il genitore, essere educativo utilizzando l’ autoconsapevolezza delle proprie emozioni, dei valori, e dei propri atti quotidiani non è semplice e a volte si può sbagliare. Se riconosciamo che anche le parole lasciano il segno, come non riconoscere la stessa cosa rispetto ad un gesto offensivo. E’ vero che non si devono lasciare i figli soli di fronte alle loro responsabilità, ma è proprio questo che va fatto: essere con loro e guidarli , non sculacciarli. Guidare è la responsabilità del genitore e chi picchia sfugge a tale responsabilità. e poi il papa dice che va bene la sculacciata ma senza l’umiliazione…..questa poi me la deve spiegare ……..

La mia posizione è chiara: il genitore educa con l’esempio e quindi è importante essere coerenti rispetto ai propri principi. Se io sono contro la violenza (in qualsiasi forma e livello) non posso accettare di praticarla in nessun modo. Questo non significa essere poco educativi, al contrario io dimostro di essere un genitore responsabile rispetto al mio compito educativo e richiamerò mio figlio/a alla sua responsabilità per quello che ha “combinato” ribadendo le regole (forse non erano chiare, forse non abbastanza condivise in base all’età, forse ci sono conflitti in famiglia che impediscono la comunicazione lineare, forse qualcuno funge da capro espiatorio per qualche problema familiare).
Mi rendo conto che il processo:  comportamento sbagliato del figlio > reazione con la sculacciata, sia lineare, ma il compito educativo richiede attenzione, energia, creatività e capacità di critica e autocritica, insomma consapevolezza.
La risposta che ho sentito invece da parte dell’esperto di turno, è stato di svilimento di questa posizione e di “sdoganamento” della sculacciata con toni di bonarietà e ilarità, che mi hanno lasciata a dir poco perplessa.

qui sotto metto un interessante articolo di Daniele Novara con riferimenti scientifici all’argomento.

Dott. Simonetta Guaglione
guaglione@email.it

“il papa e la sculacciata” di Daniele Novara
Prima o poi doveva succedere. Peccato che sia successo proprio su un tema educativo. Anche il Papa può prendere un abbaglio e per fortuna non si tratta di una questione attinente la sua infallibilità.
Inutile dire l’imbarazzo, anche per la grande stima che ho per Papa Francesco, provato come pedagogista e direttore scientifico della Scuola Genitori quando ho letto del suo elogio alla sculacciata paterna.
Le punizioni fisiche ai figli non solo appartengono all’epoca arcaica del padre-padrone ma sono state oggetto di tantissime ricerche scientifiche che negli ultimi decenni hanno mostrato senza ombra di dubbio la loro pericolosità e dannosità.
Fin dal dopoguerra tanti psicologi e ricercatori hanno rilevato il nesso fra adulti violenti e bambini picchiati dai genitori ritrovando che le conseguenze sono quasi automatiche: dietro a un ragazzo o a un adulto violento c’è un bambino picchiato, punito e umiliato dai genitori.
Da ultimo l’importante ricerca dell’Università di Pittsburghe del Michigan ha dimostrato che anche la sistematica aggressività verbale dei genitori verso i figli (“verbal harsh aggression”) provoca danni e genera problemi di depressione e comportamento nei figli quando arrivano alla preadolescenza (12 e 13 anni).
Sono informazioni che si trovano anche nel mio ultimo libro Urlare non serve a nulla, Rizzoli BUR, arrivato proprio oggi alla 5° edizione in 3 mesi.
Va poi detto che anche le normative si stanno adeguando alle scoperte scientifiche. Nel 1979 la Svezia è stato il primo Paese al mondo a proibire le punizioni corporali sui bambini anche in ambito familiare. A oggi sono 23 i Paesi che proibiscono le punizioni corporali sui bambini in tutti icontesti, e tra questi vi sono Grecia, Spagna, Portogallo e Romania. In Italia sono proibite in ambito scolastico e anche dall’ordinamento penitenziario.
Se un’educazione familiare è ben organizzata, con regole chiare per i bambini e adeguatamente negoziate con gli adolescenti, se la condivisione di queste regole nella coppia dei genitori permette di fare il necessario gioco di squadra, allora le punizioni non servono.
Penso che tutti dobbiamo avere più attenzione verso le conoscenze che progressivamente emergono nel campo dell’educazione dei figli. Vale anche per il Papa? Certo!
Sono convinto che la pensi esattamente così e che si sia trattato semplicemente di un incidente comunicativo.

Daniele Novara,pedagogista

daniele.novara@cppp.it

MEDIAZIONE FAMILIARE E DIRITTO COLLABORATIVO DIFFERENZE E FUNZIONI

leggo con molta attenzione e interesse l’articolo che trovate a questo link:

Mediazione familiare e diritto collaborativo: quali differenze?

e mi colpisce l’immagine iniziale del vissuto della coppia che si trova ad entrare nell’aula di tribunale per affrontare una causa che riguarda questioni familiari, presumibilmente una separazione o un divorzio e si rende tristemente conto che, molto probabilmente, quello non è il luogo dove ci potrà essere tempo e attenzione adeguate a una cosa così personale e privata.

E’ in questo contesto e in questa consapevolezza che si descrive poi la funzione della mediazione familiare: “La mediazione familiare è un percorso che offre a chiunque si trovi a vivere un momento di conflitto familiare (e perciò non solo a due coniugi) uno spazio e un tempo per ritrovare un dialogo rispettoso, un momento di ascolto reciproco, l’opportunità di far emergere i propri bisogni, riuscendo a guardare – al contempo – a quelli dell’altro.”

Raccontando chi è e cosa fa il mediatore familiare:
“il mediatore appunto, che non è né un giudice, né uno psicoterapeuta, né uno psicologo, né un avvocato (e, se lo è, non ne riveste il ruolo in quel momento). Il mediatore è qualcuno che, a seguito di uno specifico percorso di formazione, ha imparato a fare un uso prezioso di alcuni strumenti, indispensabili per aiutare le parti in conflitto a spogliarsi della maschera che indossano ogni giorno per proteggere se stessi (come un po’ tutti facciamo) e che finisce con cancellare le persone con i propri problemi. ……Il mediatore fa un po’ da cassa di risonanza di ciò che accade nella stanza, specchiando le emozioni senza porsi l’obiettivo della risoluzione della crisi, bensì quello della restituire ai mediati una responsabilità che appartiene solo a loro, proprio attraverso l’accettazione del conflitto.”

Non di minore importanza è il ruolo dell’avvocato: “È importante, tuttavia, che quando un avvocato ci sia (cioè esista un procedimento giudiziario) egli sappia rispettare i tempi necessari a far procedere il percorso di mediazione e sappia accogliere le soluzioni che le parti siano riuscite a trovare insieme (per riportarle negli atti del processo), senza sminuirle o ostacolarle (cosa che, purtroppo non sempre avviene), ma solo traducendole con linguaggio giuridico.”

L’approccio collaborativo, invece si differenzia dalla mediazione, anche se a volte, prevede anche la collaborazione professionale di un mediatore ove si renda necessaria la sua presenza:
“Gli avvocati collaborativi non sono mediatori, né terzi imparziali, ma tutelano gli interessi ciascuno del proprio cliente, se pur adottando ed esigendo da quest’ultimo (attraverso la sottoscrizione di un contratto di collaborazione) il rispetto di precise regole: quelle della riservatezza, della lealtà, della correttezza e della trasparenza delle informazioni fornite, finalizzate al raggiungimento di un accordo che sarà di seguito trasfuso in un atto giudiziario a firma dei clienti.
….. l’obiettivo comune di condurre le parti al raggiungimento di un accordo globale, soddisfacente e duraturo, dando il giusto peso ai molteplici aspetti che sempre abbracciano i problemi legati al conflitto familiare…….”

felicità

un video che racconta la mediazione familiare

la Dott.ssa Ardone, Docente di Mediazione presso la Facoltà di Psicologia di Roma spiega cosa è e come funziona la mediazione familiare.
http://www.la7.it/arrivederci-amore-ciao/video/dottssa-ardone-19-10-2010-77186

un film-documentario ….a proposito di transizioni familiari

Tante parole non servono.
A proposito del tema delle “transizioni familiari” , la famiglia Banker ci racconta l’esperienza della vita con un familiare che cambia, che si stenta a riconoscere….

http://www.internazionale.it/video/2014/11/18/un-matrimonio-da-ricordare